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martedì 9 aprile 2013

Le Piramidi sommerse al largo della costa di Cuba, dimenticate

Nel 2001 un team di ricercatori facenti parte di una società canadese che lavorava al largo della costa occidentale di Cuba, scoprì delle rovine di un’antica città sommersa da migliaia di anni. 
L’incredibile scoperta, avvenuta grazie alle sofisticate apparecchiature sonar capaci di rilevare strutture in pietra sino a 650 metri di profondità, destò particolare interesse in tutta la comunità scientifica, che ne avviò le indagini. 
I primi esploratori individuarono il complesso nel 2000, quando venne scansionata l’area attraverso una sofisticata apparecchiatura che produsse varie immagini di pietre disposte simmetricamente. 

In basso il sito archeologico scoperto nei fondali del Mid-Atlantic Trench (Sonar Image)

Paulina Zelitsky, ingegnere russa assegnata allo spionaggio sottomarino durante la guerra fredda, e suo marito Paul Weinzweig, ricercatore della “Advanced Digital Communications” (ADC) che ha sedi in Canada e Cuba, a bordo del loro vascello di ricerca “Ulises”, stavano esplorando i fondali al largo di Capo Sant’Antonio a nord ovest di Cuba, in cerca di relitti da recuperare. 
Ci si rese quindi conto che la struttura doveva rappresentare un complesso urbano, per cui venne successivamente inviato un robot esplorativo molto avanzato. Scelsero di avvalersi del Remotely Operated Vehicle (ROV), teleguidato, in grado di riprendere immagini e raccogliere campioni di roccia a grandi profondità. 
Ad accompagnarli nella spedizione c’erano anche esperti locali, tra i quali il dott. Manuel Iturralde, geologo ricercatore del Museo di storia Naturale di Havana. 
Le riprese subacquee confermarono la presenza di enormi blocchi di granito ben levigato. 
Secondo i ricercatori alcuni di questi presentavano delle forme piramidali, altri circolari, alcuni incredibilmente allineati. 

Altro particolare delle varie strutture sommerse. (Sonar Image)

Dopo le analisi dei campioni e delle immagini relative alle spedizioni del 2001, Iturralde confermò che quelle strutture erano sicuramente fuori dell’acqua in passato e che, non essendoci spiegazioni geologiche diverse in merito alla loro composizione, forma e disposizione, potrebbero essere state perlomeno modificate da un intervento umano. 
La datazione delle strutture risaliva a 6000 anni fa, una data che precede di 1500 anni le grandi piramidi egizie. 
“E’ una struttura veramente meravigliosa che sembra un grande centro urbano del tempo,” riferì l’esploratrice Paulina Zelitsky all’agenzia di stampa Reuters. 
“Tuttavia, sarebbe del tutto irresponsabile affermare qualcosa di certo prima di avere prove“.

Alcune delle strutture sommerse scoperte al largo di Cuba.

Un campo largo sul sito scoperto, strutture sorprendenti.

Una delle piramidi scoperte nei fondali cubani.

Qualcuno ha anche ipotizzato probabili correlazioni con il Diluvio Universale narrato dalla Bibbia, sulla quale si legge che il nostro pianeta venne sconvolto da pesanti inondazioni diverse migliaia di anni fa. Ad oggi questa meraviglia resta sconosciuta al grande pubblico, quasi dimenticata dai media e dalle fonti giornalistiche. 
Come riferito dal ricercatore Carlo Alberto Cossano, senza voler entrare nel campo della teologia, dell’esegesi biblica o della filosofia, quindi, non è certo da visionari, mitomani o irragionevoli ammettere che le rovine sommerse di Cuba abbiano potenzialità che potrebbero obbligare a riscrivere la storia delle civiltà dell’uomo, se non addirittura contribuire a chiarire i misteri concernenti la sua origine.

IL COVER -UP

A quanto pare in Italia le notizie (come quelle pubblicate su alcuni siti web) vengono accuratamente filtrate e distorte, per creare disinformazione, ma si apprende da altre fonti che i due scienziati Paulina Zelitsky e suo marito Paul Weinzweig, hanno effettuato un'altro sopralluogo con i sottomarini per sondare i fondali a largo di Cuba e hanno trovato enormi strutture piramidali che come grandezza sono simili a quelle della piana di Giza in Egitto,  costruite con pietre che pesano centinaia di tonnellate. 
Hanno trovato sfingi, pietre disposte come Stonehenge, e una lingua scritta incisa sulle pietre. 
Perché tutto questo è stato messo a tacere?

 L’esploratrice Paulina Zelitsky

Fotografie della grotta dell’Isola della gioventù cubana in cui si osserva un simbolo a stella identico a quello visto nei fondali marini a Cuba © 2001 da Paulina Zelitsky

Il governo degli Stati Uniti ha scoperto il luogo presunto durante la crisi dei missili a Cuba negli anni Sessanta, i sommergibili nucleari da crociera nel Golfo che si trovavano in alto mare, hanno scandagliato la zona effettuando ricerche, fotografie e rilievi delle strutture piramidali. Hanno immediatamente creato una zona Off Limits  e il sito archeologico è stato messo sotto controllo, in modo da non essere preso dai russi. 
Un informatore dall’esercito, che prestava servizio a Montego Bay,  ha detto che stanno ancora lavorando sul sito per recuperare alcuni oggetti e strumenti (compresi quelli che funzionano ancora) a partire dagli anni ’60. 
Questa zona a Cuba,  non poteva essere un Bacino di meno di 10.000 anni fa … Un sito molto ben conservato. 
La nostra ipotesi è che se l’area della piattaforma delle Azzorre, fosse meglio esplorata si potrebbero trovare i resti di altre città come questa. 
Vi è un rapporto non confermato di una struttura di città come questa a 250 miglia a sud delle Azzorre. 
Questo viene confermato anche dallo scrittore famoso Charles Berlitz.

Nel numero di settembre / ottobre della rivista americana Ancient American, c’è un breve articolo intitolato ‘US Navy Atlantis Cover-up?’ 
Si dice che il 7 settembre 2001, una squadra navale proveniente dalla Spagna, era in cerca di petrolio e si è fermata a 250 km a sud ovest delle Azzorre. 
La squadra navale era dotata di due sommergibili di ricerca e durante l’immersione hanno trovato  una sporgenza lunga 90 chilometri con un tempio centrale sostenuto da tre stand di nove pilastri di circa 3 metri di diametro che sostengono un tetto piano in pietra di circa 20 metri di larghezza e 30 metri di lunghezza. 
Ci sono i resti di cinque canali circolari e ponti, oltre a quattro anelli e strutture come un tempio nel mezzo. 
Esso si trova a circa 2.800 piedi di profondità nel Mid-Atlantic Trench. 
Secondo i ricercatori, quando hanno cercato di inviare le immagini fotografiche del sito archeologico, i loro segnali sono stati bloccati da una nave della US Naval che si trovava nelle vicinanze.

A quanto pare il cover-up continua imperterrito da parte dei governi, perchè non dovremmo essere a conoscenza di tali scoperte ?
E perchè gli scienziati più illustri non vogliono proseguire a far luce sul nostro passato più remoto, lasciando poi dimenticare tali scoperte così importanti per il genere umano ?
......meditate.

I VIDEO

(naturalmente uno in inglese ed uno in francese, la tv italiana come al solito ignora tali notizie)



martedì 2 aprile 2013

Le Scoperte Straordinarie del Professor Pitoni ...dimenticate nel tempo

Il Prof. Angelo Pitoni

Vi sono addirittura casi di esploratori che hanno scoperto cose sensazionali e ci si dimentica sia di loro che delle loro scoperte.
È senza dubbio il caso del professor Angelo Pitoni, un esploratore che ha scoperto oggetti che teoricamente non dovrebbero esistere, e proprio per questo motivo non se ne parla molto, nonostante tali scoperte si possono sia vedere che toccare.
Il professor Angelo Pitoni è una persona fuori dal comune, e descrivere la sua vita è davvero un impresa titanica. In breve si può dire che egli è un  geologo della FAO, botanico, scopritore di miniere di smeraldi, esperto in pietre rare, esploratore di luoghi remoti e scopritore di reperti archeologici unici. E prima di essere tutto ciò, Pitoni fù partigiano ed è stato anche medaglia d’oro della resistenza e agente nel 1943 del commando delle Special Force inglesi e dell’Oss americano (Office Strategic Service, antenato della CIA), esploratore in Venezuela di zone sconosciute e selvagge, etc.
Pitoni nella sua vita di esploratore ha fatto innumerevoli scoperte di “piccola” importanza, che vanno da statuette antichissime ad una città Maya. Ma egli ha anche scoperto alcune cose di un importanza notevole come la Sky Stone e la Dama del Mali.


il Professor Pitoni (con un "Nomolo")

La Skystone


Nel 1990 Angeli Pitoni ha scoperto in Sierra Leone (Africa occidentale) l’esistenza di una anomala pietra azzurra che egli ha poi portato ad analizzare presso diversi laboratori nel mondo. Gli esami effettuati ai laboratori dell’università di Ginevra, della Sapienza di Roma, di Utrecht, di Tokyo e di Freiberg affermano tutti la stessa cosa, cioè che la pietra azzurra ”non esiste” perché non è neanche simile a qualsiasi tipo di roccia conosciuta in natura. Di conseguenza deve trattarsi di una pietra artificiale.
Poiché tale pietra è di colore azzurro con sottili venature bianche, essa è stata chiamata "Skystone", cioè pietra del cielo.


La sua composizione è risultata essere oltre il 77% di ossigeno, e il rimanente per la gran parte essere carbonio, silicio, calcio, sodio. La composizione della Skystone la rende simile a quella di una specie di cemento o di stucco, e sembra che sia stata colorata artificialmente.
Gli indigeni del luogo della scoperta già conoscevano tale pietra, poiché a volta essa saltava fuori quando scavavano buche nel terreno. E a volte tale pietra circolava anche fuori dalla Sierra Leone, dato che la stessa pietra fu rinvenuta anni prima in un mercato del Marocco, fu chiamata “Kryptonite”  e fu analizzata a Londra ottenendo gli stessi risultati, finendo però per essere dimenticata come avviene per tutti i reperti archeologici che non trovano spiegazione.

 Il Professor Pitoni con in mano una "Skystone"
Un ulteriore mistero è che questa pietra risulta trovarsi sempre in strati del terreno risalenti ad almeno circa dodicimila anni fa, cosa abbastanza strana visto che la Skystone è certamente stata prodotta da una civiltà molto evoluta ma ufficialmente non esistevano civiltà evolute in quelle epoche.

La "Skystone" accanto ai "Nomoli" scoperti da Pitoni (vedi sotto)

I Nomoli


Sempre in Sierra Leone, nello stesso terreno in cui Pitoni ha trovato la Skystone, egli ha anche trovato delle statuette di individui dall’aspetto deforme, che la gente del luogo chiama “Nomoli”. Pitoni ha dichiarato che, in base ad analisi, risalgono a circa dodicimila anni fa.
Tali statuette furono scoperte anch’esse anni prima, ed alcune di esse si trovano al British Museum di Londra e al Musèe de l’Homme di Parigi, dove non è stato possibile attribuirle a nessuna cultura africana conosciuta e alla fine le statuette hanno finito per essere dimenticate.



LA DAMA DEL MALI


La terza scoperta rilevante di Pitoni nella zona è quella che è stata chiamata la “Dama del Mali”, una gigantesca scultura femminile alta 150 metri che domina la vetta inaccessibile di un monte in Guinea, alto tra l’altro ben 1500 m.
La “Dama del Mali” si presenta come l’inequivocabile gigantesca effigie di una figura femminile con in testa una specie di corona, scolpita su un’enorme parete di granito che in tempi antichissimi potrebbe essere stata una costa rocciosa di un lago o di un mare, considerando anche il fatto che essa è rivolta verso l’Atlantico.

I tratti somatici della figura femminile sono decisamente indoeuropei, ed in particolare colpisce l’espressione regale ed imponente, che ben si accosta con la specie di corona sulla testa e con il vestito simile ad una tunica regale.
È inoltre d’obbligo sottolineare la perfetta modellazione della testa e del dorso, nonché il loro pressoché ottimo stato di conservazione. Questa scultura fu già scoperta da alcuni studiosi, che incredibilmente la ritennero l’effetto di una erosione eolica, e questo è sicuramente il mistero più grande dato che anche un bambino capirebbe che si tratta di una raffinata scultura umana, senza contare che analisi hanno dimostrano l’inesistenza di fattori perché si verifichi una erosione eolica, e senza contare che la scultura è stata studiata anche dal dottor Moussa Courouma, archeologo e direttore del Museo Nazionale della Guinea.

La “Dama del Mali” si trova su una parete di roccia alta ed uniforme sopra un baratro vertiginoso ed è meglio conservata sul lato ovest poiché esso è più protetto dalle intemperie rispetto al lato est.
La testa è alta circa 25 metri, mentre l’intera scultura è alta circa 150 metri, e sotto di essa la roccia continua a picco per altri 200 metri, tenendo presente che l’intero monte su cui è posta è alto 1500 metri. Il volto guarda verso sud-sud est, rivolto però leggermente in basso verso la grande valle circostante, e stranamente l’intera scultura è di colore diverso dalla formazione geologica di cui fa parte.
La roccia sulla quale è scolpita la “Dama del Mali” è un’emersione di granito con una faglia intermedia che la divide in due con un bradisismo che spinge verso l’alto la parete dove è la scultura e spinge verso il basso la parte opposta. L’effetto di scorrimento causato dal bradisismo è di qualche centinaia di metri, per cui la parte di roccia che contiene la “Dama del Mali” risulta molto più in alto del resto del monte. Di conseguenza l’opera fu scolpita prima dell’inizio del bradisismo e quindi molto più in basso della posizione attuale.
In breve, Pitoni ha dichiarato che, in base ad analisi sul tipo di bradisismo, l'età minima della scultura è di 20.000 anni.


A causa del sua aspetto regale e di quella che sembra una corona, tale scultura sembra rappresentare una regina non identificabile poiché non riconducibile a nessuna nozione posseduta dall’uomo moderno, dato che teoricamente quando fu scolpita la “Dama del Mali” non esistevano ufficialmente civiltà tanto progredite da poter compiere un opera simile, per non parlare poi della Skystone che nemmeno oggi si riesce a capire come l’abbiano prodotta.
Analizzando la struttura geografica in cui è posta, si ha l’idea che tale scultura sia stata realizzata in epoche remotissime quando delle acque arrivavano nei pressi del monte dove vi è la “Dama del Mali”, dato che sembra essere scolpita appositamente su una specie di scogliera affinché guardasse verso una distesa d’acqua, probabilmente l’oceano o un grande lago.


Rappresentazione grafica di come potesse apparire la Dama del Mali su di una scogliera in epoche molto remote.
 
Inoltre la “Dama del Mali” sembra essere logicamente collegata alla “Skystone”, tracciano così i confini di una antica civiltà avanzata che si estendeva dalla Sierra Leone alla Guinea (ma forse anche nel Mali), risalente ad un periodo che va dai 12.500 ai 35.000 anni fa. Ciò è in realtà molto possibile, dato che ci sono reperti archeologici tangibili dell’esistenza di civiltà avanzate in quell’epoca in tutto il mondo, come dimostrano la molte strutture sommerse al largo della costa di Cuba e l’enorme struttura sommersa a Yonagumi (Giappone), entrambe frutto di civiltà avanzate sviluppatesi nell’ultima era glaciale, che va appunto dai 12.500 ai 35.000 anni fa.
A questo punto è evidente l’esistenza anche in quelle zone dell’Africa di un’antichissima civiltà evoluta oramai dimenticata, forse proprio Atlantide, di cui ci rimangono ampie tracce concrete, come i resti di materiali artificiali e la gigantesca scultura scoperti da Angelo Pitoni. Di conseguenza è ovvio che una tale civiltà abbia lasciato anche altre tracce consistenti nella vasta zona in cui sembra che si sia sviluppata, ma non ci si deve stupire che non sono siano state ancora trovate, dato che la ricerca archeologica in questa zona continua ad essere nulla, se si escludono i pochi tentativi del coraggioso esploratore Angelo Pitoni.

IL "DISCO GENETICO" - UN REPERTO ARCHEOLOGICO SCOMODO PER LA COMUNITA' SCIENTIFICA

Quello che segue è ben lontano da ciò che si trova nei libri scolastici e nei libri di storia moderna.

Esiste un'altra archeologia, non molto nota al pubblico di massa.
Non è mia intenzione tessere qualsiasi cospirazione.
Tuttavia è un dato di fatto, che molte delle grandi scoperte archeologiche fatte nel corso degli ultimi decenni non sono mai state presentate al grande pubblico sulle riviste di settore e difficilmente lo hanno fatto i media.

Questo contestato campo dell'archeologia è stato coniato come "Archeologia Proibita" e tratta di  artefatti conosciuti come (Oopart) "Artefatti fuori luogo", cioè fuori tempo (secondo la cronologia storica ufficiale riguardo l'evoluzione tecnologica dell'uomo)

Il punto è che stiamo costantemente ri scoprendo noi stessi, la nostra origine e la storia.

Uno tra i più misteriosi artefatti è il disco genetico (Genetic Disc)
Molto credito va al signor Klaus Dona, ricercatore indipendente che per primo rese pubblica l'immagine del disco.
Ha trascorso più tempo sul campo lui che molti acclamati archeologi accademici.
Dedica i suoi giorni, a parte il suo lavoro principale, come curatore d'arte, cercando di far luce tramite la ricerca di molti altri manufatti del genere.


Il ricercatore indipendente Klaus Dona


Il disco genetico, visto dal lato anteriore.

INTRODUZIONE


Il Disco Genetico è un reperto archeologico unico e straordinario, un disco in pietra di epoca precolombiana che sulle sue due facce racchiude i "segreti della vita".
Su questo Disco Genetico ritrovato in Colombia ed ora esposto al Museo di Scienze Naturali di Vienna, che misura circa 27 centimetri di diametro, ed ha un peso di 2 Kg vi sono ancora molti enigmi da risolvere.
Il materiale di cui è composto risulta essere LIDITE, una pietra nera. per quanto riguarda la sua datazione, anche essendo di pietra non è stato possibile assegnarlo ad un periodo storico ben preciso, comunque sembra risalire a circa 6000 anni fa.
La particolarità del disco consiste nelle incisioni che sono presenti sulle sue due facciate che sembrano contenere informazioni genetiche.
Secondo il noto designer e architetto Jaime Gutierrez-Lega, scopritore di questo oggetto, queste incisioni rappresenterebbero il processo evolutivo che porta dalla rana all'uomo.
Il padre del design industriale in Colombia Jaime Gutierrez-Lega, oltre al disegno ha l’hobby di collezionare manufatti curiosi ed antichi, rinvenuti in Colombia, oggetti di centinaia o migliaia di anni, egli ha raccolto strani artefatti dal suo paese per decenni.


Jaime Gutierrez-Lega



Altri dettagli che si possono notare sulle due facce del disco genetico sono la visibile presenza di organi genitali, spermatozoi, ovuli, e perfino la fecondazione dell'ovulo che si trasforma in embrione fino ad arrivare alla formazione del feto.

Il lato posteriore del disco genetico

Un altro mistero che avvolge la pietra è il metodo di lavorazione: infatti gli esperti hanno escluso che sia stato lavorato manualmente, escludendo inoltre che possa trattarsi di un falso, infatti chi lo ha realizzato, data la durezza del materiale avrebbe dovuto impiegare ben 30 anni.
E infine i ricercatori escludono che si tratti di un falso prodotto in epoca moderna.

Tornando alla tipologia di materiale con cui è stato realizzato, la Lydite o Lidite (quasi nessuno saprà di questo materiale, tranne nel caso in cui voi siate degli esperti di materiali), è un materiale duro quanto il granito (che rispetto al diamante su una scala Mohs sarebbe tra 6-7 circa), ed è di colore nero, vi è da dire inoltre che rispetto al granito la Lidite ha una struttura simile a quella delle foglie, quindi secondo il ricercatore indipendente Klaus Dona utilizzando lo stesso materiale il disco risulterebbe impossibile da realizzare anche ai giorni nostri.
Tuttavia la Lidite è si dura quasi come il granito, ma anche molto fragile a causa del fatto che internamente è composta a strati, come dei fogli di carta sovrapposti.
In base ai moderni standard tecnologici avendo questa composizione trarre qualcosa di utile dalla Lidite sarebbe impossibile.
Per esempio tendando di scolpire qualcosa il materiale si

romperebbe al primo impatto. 

Il "Disco Genetico" esposto al Museo di Scienze Naturali di Vienna
Tuttavia l'immagine del disco genetico che vedete qui sopra mostra chiaramente, non solo una lavorazione ben compatta, ma anche un disco ornato, con piccoli simboli dall'immagine arrotondata e smussati perfettamente.
E quindi gli antichi come sono stati in grado di produrre tale pezzo d'arte vista la particolare composizione del suddetto materiale ?

Il disco genetico presenta al centro ha un foro, dove forse veniva inserito un bastone per far ruotare il disco.
La particolarità del manufatto, stà nell’incisione.
Il disco riporta i vari stadi, della genetica, partendo dagli ovuli, fino ad arrivare al feto completo.
Nella parte inferiore del disco, vi sono raffigurati un’ uomo ed una donna, con i genitali in evidenza; sul lato destro un bambino, un’ uomo ed una donna, ma con tratti somatici, diversi dall’ uomo moderno.
Secondo gli studi del suo scopritore, Jaime Gutierrez-Lega su ambedue le facciate del disco vengono rappresentato il ciclo evolutivo, con tanto di dettagli come ovuli, spermatozoi e genitali.
Una vera e propria rappresentazione della fecondazione, che parte dalla fecondazione dell’ovulo, ai vari stadi della crescita, del feto, all’embrione, arrivando alla nascita di due creature, forse gemelli. 




L'aspetto interessante del disco genetico riguardo il campo biologico, sono le piccole immagini su di esso, note a noi per via dell'uso dei microscopi, ma stiamo parlando di un oggetto che ha migliaia di anni.
Esso mostra le immagini di un ovulo, spermatozoi, feti, e anche l'organo sessuale femminile.
Con un minimo di biologia del liceo, con qualche sforzo mentale (ignorando le associazioni che spontaneamente compaiono nella tua mente) osservando le immagini, viene da pensare che l'uomo antico poteva sapere qualcosa, che a noi è profondamente noto tecnologicamente.


L'evoluzione genetica, dall'ovulo, fino al feto completo.
Ovuli al microscopio, e particolare del disco con rappresentazione degli ovuli


Questo ci porta a chiederci come hanno fatto a crearlo, e sopratutto chi lo ha creato ?
Vorrei sottolineare che sappiamo ancora molto poco sulle capacità dei nostri antichi riguardo i loro standard tecnologici.

Quanto era avanzata l'antica conoscenza della genetica?

1- Il disco genetico risale all'epoca pre colombiana ed è incredibile per diversi fattori.
2- Un manufatto archeologico che sfida la nostra conoscenza storica esistente.
3- Scientificamente sfida la nostra comprensione sulla plasmaticità dei materiali.
4- I Biologi dovrebbero rivedere alcuni passaggi della "dottrina ufficiale".





Siate liberi di trarre le vostre conclusioni personali sul disco genetico, dai fatti che ho presentato qui.
Molti trarranno le proprie conclusioni in base al flusso principale del parere della scienza o da ciò che pubblicano le riviste di settore scientifico.
Ma non renderanno il disco genetico meno credibile.

Gli storici dovranno rivedere la loro comprensione riguardo la cronologia storica, il biologo dovrà essere aperto a una esistenza della conoscenza del microcosmo ben prima che i nostri libri di storia resero nota l'invenzione del microscopio.
"Due produttori olandesi di occhiali, Zaccharia Janssen e suo padre Hans iniziarono a sperimentare il microscopio intorno al 1590".
Qui invece ci troviamo davanti ad un oggetto risalente a 6000 anni fà, che raffigura ciò che è visibile ai giorni nostri solo con tale strumento.

Indipendentemente da quanto sopra, noi come esseri razionali e universalmente aperti, dovremmo ignorare anche per un attimo quello che pensiamo di conoscere di noi stessi e della nostra storia, ed essere più aperti a ciò che possiamo ancora scoprire sulle antiche civiltà.


Video a cura di Klaus Dona (sul tema Oopart)